CAMILLO DE CARLO

Palazzo Minucci

Giacomo Camillo
De Carlo

Ultimo proprietario del Palazzo e della sua preziosa collezione.

Figlio di Marco, di una famiglia di importanti commercianti del Cadore, e di Paola Morpurgo, ricca triestina di origine ebraica, Giacomo Camillo era nato a Venezia il 6 aprile 1892; arrivarono poi nel 1893 il fratello Paolo e nel 1905 la sorella Camilla. Aveva trascorso la sua giovinezza tra Venezia e le varie residenze della famiglia, a Vittorio Veneto, San Vendemiano, Pieve di Cadore. Dopo il liceo classico a Venezia, aveva frequentato la Facoltà di Giurisprudenza all’Università di Padova. Nel 1910 si era arruolato come volontario nel Reggimento Genova Cavalleria, passando poi al Reggimento Lancieri di Firenze. Durante la Prima Guerra Mondiale venne richiamato alle armi ed inserito nel Reggimento Artiglieria da Campagna; passò poi nel Battaglione Scuola Aviatori, ottenendo il brevetto di osservatore dall’aeroplano. Per la sua intensa e audace attività si meritò numerose medaglie tra cui, motu proprio del Re, quella d’Oro al Valor Militare per la delicata e pericolosa missione compiuta oltre il Piave per l’Ufficio Informazioni della Terza Armata. (…) Partecipe attivo alla vita sociale e politica del suo territorio, il De Carlo rivestì anche dei ruoli pubblici: fu Presidente del Civico Ospitale ed Istituti Pii Riuniti di Serravalle, consigliere comunale di San Vendemiano, membro del Partito Nazionale Fascista, con incarichi a livello cittadino e provinciale; nel 1923 ricevette nel suo palazzo a Serravalle l’allora Presidente del Consiglio Benito Mussolini. Dal 1931 al 1938 fu Podestà di Vittorio Veneto, promuovendo diverse iniziative, tra cui il riassetto del centro cittadino, con la rimozione della statua di Giuseppe Garibaldi, la sistemazione dei giardini pubblici, l’installazione delle due fontane e delle quattro antenne su cui fece riportare il motto “Victoria nobis vita”; nel 1934 accolse nel suo palazzo anche il Principe di Piemonte Umberto di Savoia. Per tutta la vita Camillo De Carlo svolse attività per il Servizio Informazioni Militare, prima per il Servizio Informazioni Forze Armate (SIFAR) e poi per il Servizio Informazioni Difesa (SID). Sembra che egli sia stato, sotto la “copertura” di generici motivi “privati”, di studio, cultura, turismo o affari, negli anni ’20 in Svizzera, Francia, Turchia, Polonia, Estonia, Finlandia; negli anni ’30 in Austria, Spagna (dove partecipò alla conquista di Malaga), Egitto, Sudan, Eritrea, Marocco (dove si racconta che un soldato vittoriese lo abbia incontrato, presso il fuoco di un bivacco, vestito da arabo); negli anni ’40 ancora in Spagna, Marocco, Tunisia, Egitto e, dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, in Sud Italia; negli anni ’50 e ‘60 in Francia, Germania, Marocco, Algeria, Egitto, Sudan, Grecia, Turchia, Giordania, Yemen, Iraq, Iran, Afganistan, Pakistan, India, Sri Lanka, Bangladesh, Birmania, Thailandia, Vietnam, Malesia, Singapore, Indonesia, Filippine, Cina, Giappone, Australia... Tale attività, ancora tutta da ricostruire, gli diede quindi occasione di visitare innumerevoli paesi, di creare sempre nuovi rapporti, entrando in contatto con le più alte cariche dei vari stati ma anche direttamente con la gente del luogo, di conoscere diverse forme di cultura, arte e bellezza. E ciò influenzò profondamente il suo gusto, già molto particolare, vista la sua forte personalità. Ai frequenti viaggi Camillo De Carlo alternava poi periodi più o meno lunghi di permanenza in Italia, a Roma, dove abitualmente risiedeva presso l’Hotel Regina Carlton, oppure a Napoli, dove di solito alloggiava presso l’Albergo Terminus. E, naturalmente, a Vittorio Veneto, dove rientrava sempre volentieri nel suo palazzo di Serravalle, che fu costantemente per lui, in una vita così frenetica ed avventurosa, un rifugio sicuro e caro. (…) Egli quindi volle, come suo ultimo atto di generosità nei confronti della città che aveva scelto, che la bellezza che lui aveva ricercato nel corso di tutta la sua vita e di cui si era circondato nel suo palazzo rimanesse nel tempo a disposizione di tutti. (…) “Desidero che l’affetto del quale ho sempre circondato la mia casa di Vittorio Veneto le consenta di durare intatta nel tempo. In essa ho riunito collezioni, ricordi, cimeli, direi quasi esperienze, quanto corrisponde ad una vita intensamente vissuta. Ciò non deve essere disperso, ma dare a quelli che verranno il senso del come si sia amato, sofferto, concepito etica ed estetica nella nostra epoca così dissimile dall’evo in moto che schianta le memorie nel passare”, scrisse infatti nel suo testamento. “La mia casa abbia dunque funzione di bellezza accessibile a tutti, mantenga l’aspetto attuale con i suoi tappeti, mobili, soprammobili, vetrine, argenterie, quadri, stampe, libri, ninnoli, al posto che ho loro scelto, con i bagni quali li ho disposti, con la cucina ricca di arredi pronti all’uso, come se io fossi ancora presente, come se il mio estro, se il mio temperamento tuttora li vigilassero, la mia casa conservi per tutti l’immagine viva e calda che le ho dato. A tale scopo lascio tutto il mio patrimonio ad una istituenda fondazione da denominarsi “Minuccio Minucci” che assicuri la continuità della mia casa ed abbia sede nella medesima” (Testamento olografo, 29 dicembre 1953).

Testo tratto da: Francesca Costaperaria, Camillo De Carlo e il suo Palazzo. Il fascino di un personaggio, l’incanto di un luogo, IAM Edizioni, Vittorio Veneto 2018.