LA COLLEZIONE

Palazzo Minucci

La collezione

Il Palazzo è uno scrigno che racchiude un'immenso tesoro.

Camillo De Carlo (…) amava circondarsi del bello, in tutto: opere d’arte, mobili d’antiquariato, lampadari in vetro di Murano, tappeti orientali, oggetti rari e preziosi; e poi abiti di alta sartoria e scarpe fatti su misura da valenti artigiani o acquistati nei negozi più esclusivi, soprattutto di Roma, ed accompagnati da accessori delle migliori marche… (…) Egli ricercava continuamente ed in ogni cosa il bello, secondo il proprio canone assolutamente originale, curando ogni minimo dettaglio, in modo quasi maniacale, al fine di poter raggiungere il suo personale ideale di perfezione. (…) Negli ambienti del palazzo infatti inevitabilmente si rispecchia, e si percepisce con forza, la complessa ed anche contraddittoria personalità di Camillo De Carlo, tra il mito generato dalle sue imprese eroiche e le sue debolezze di uomo, dal lato anche ambiguo e quasi oscuro. Quanto è qui custodito, quasi “accumulato” nella sua frenesia di collezionare di tutto e “cristallizzato” così come lui lo aveva disposto, ci racconta frammenti della sua esistenza, tra mirabilia e oggetti d’uso quotidiano, innumerevoli testimonianze del suo importante ruolo ufficiale e semplici ricordi dei suoi affetti personali, dove il sacro si mescola al profano, l’esotico al locale, il raro al comune, l’elegante all’eccentrico, l’originale alla copia, il prezioso all’umile, il bello al discutibile, lo sfarzoso all’intimo… Con una costante discontinuità, che crea però un’armonia d’insieme unica ed affascinante, in cui figurano, coerentemente, gli oggetti più disparati, scelti uno per uno secondo il suo gusto personale, anche solo per la loro valenza simbolica ed evocativa, accostati con fantasia e stravaganza, sensibilità cromatica e ricerca estetica. Dove è presente ogni forma d’arte, di ogni epoca e di ogni provenienza, senza gerarchie né discriminazioni, poiché tutto era per il De Carlo ugualmente degno di stare in questo luogo. Solo una personalità così forte e complessa avrebbe potuto creare un insieme tanto originale e sofisticato, il cui valore è dato dall’effetto generale che suscita in chi vi si trova immerso e ne rimane meravigliato, più ancora che dalla preziosità dei singoli elementi. Quasi che il De Carlo avesse incessantemente ricercato in questo palazzo, come nella sua stessa vita, un sorprendente effetto scenografico, per essere ricordato nel tempo, sempre con stupore ed ammirazione. “Desidero che l'affetto del quale ho sempre circondato la mia casa di Vittorio Veneto le consenta di durare intatta nel tempo. In essa ho riunito collezioni, ricordi, cimeli, direi quasi esperienze, quanto corrisponde ad una vita intensamente vissuta. Ciò non deve essere disperso, ma dare a quelli che verranno il senso del come si sia amato, sofferto, concepito etica ed estetica nella nostra epoca così dissimile dall’evo in moto che schianta le memorie nel passare”, scrisse infatti nel suo testamento. “La mia casa abbia dunque funzione di bellezza accessibile a tutti, mantenga l'aspetto attuale con i suoi tappeti, mobili, soprammobili, vetrine, argenterie, quadri, stampe, libri, ninnoli, al posto che ho loro scelto, con i bagni quali li ho disposti, con la cucina ricca di arredi pronti all'uso, come se io fossi ancora presente, come se il mio estro, se il mio temperamento tuttora li vigilassero, la mia casa conservi per tutti l'immagine viva e calda che le ho dato. (Testamento olografo, 29 dicembre 1953).

Testo tratto da: Francesca Costaperaria, Camillo De Carlo e il suo Palazzo. Il fascino di un personaggio, l’incanto di un luogo, IAM Edizioni, Vittorio Veneto 2018.